Nei versi di Marta Celio si rinnovellano le due invocazioni di Dino Campana «O poesia, poesia, poesia. Sorgi, sorgi, Sorgi» e «O poesia, tu non tornerai», e con quelle si rinnovella pure lo strazio di un’anima troppo grande per via delle visioni che la abitano, e troppo piccola per dare a ciascuna di esse la giusta voce.
Questa escruciante tensione tra grande e piccolo, tra Vita e Morte percorre in esergo la raccolta In punta di piedi. Grande, e quindi «pinto» con i colori stessi della Vita, è il cuore del poeta, ma piccole e fragili, perché di carta, sono le imbarcazioni sulle quali sono tratti in salvo i pochi frammenti del suo cuore scampati al naufragio, e quindi alla Morte. Davvero Dichterisch, «poeticamente» abita la terra Marta Celio, perché questo significa abitare poeticamente la terra: poter parlare solo per cenni, mai ridire la Parola originaria, e nondimeno sentire per essa una nostalgia senza nome che spinge il poeta a un estremo gesto d’amore: la sua metamorfosi in carta. (Dalla Prefazione di Andrea Panzavolta).
Marta Celio nasce nella Svizzera romancia nel 1976. Si laurea in Filosofia teoretica a Padova con una tesi sul concetto di vita e responsabilità in Hans Jonas. Pubblica all’età di 17 anni il primo quaderno di poesie intitolato "La nuvola nei bicchiere", grazie a un premio nazionale. Sono seguite numerose altre pubblicazioni. Non poche le collaborazioni con artisti di arti applicate e pittori (attraverso mostre e collaborazioni artistiche) che hanno spinto l'autrice a confrontarsi con l’arte contemporanea.