I Sonetti di Shakespeare sono in superficie un canzoniere sentimentale che registra gli eventi dell'amicizia del poeta per un "giovane biondo" e del suo amore per una "dama bruna": una vicenda che, in mezzo a rari strati di sereno, fu offuscata dalle nubi dell'angoscia e dell'avvilimento.
Ma per i posteri sono essenzialmente un documento di altissima poesia che sublima la storia privata in una visione del mondo dominata dal pensiero del tempo e della morte, comune destino di tutte le cose terrene e di tutte le umane illusioni.
Unico spiraglio di luce è la memoria della poesia. In questa sua raccolta di quaranta sonetti, frutto di una lunga consuetudine con Shakespeare, Ungaretti rinuncia a una impossibile trasposizione della forma metrica e prosodica dell'originale, per stabilire con l'autore, un contatto diretto e segreto. In modo che, per usare le parole dì Salvatore Rosati, "Al tradurre con l'intento di chiarire a se stesso l'opera d'un poeta si deve se l'Ungaretti è riuscito ad avvicinare il testo di Shakespeare al nostro gusto e alla nostra sensibilità di moderni".
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