Ventisette racconti autobiografici dove trionfano i buoni sentimenti, le riflessioni moralistiche, le vanità soddisfatte, il passato di un tempo che non ritorna più. .
Il racconto d'apertura, che dà il titolo al volume, rappresenta con efficacia, la miseria nella Firenze dell'immediato dopoguerra. Tra accattoni, disoccupati, vecchi, bimbi cenciosi, cene in trattoria, sferragliare dei tram, l'incontro con una «donna bella» e il gioco delle nuvole nel cielo, personaggi e situazioni che ricreano un'atmosfera perduta.
Ci sono i ricordi d'infanzia nella campagna veneta, terra d'origine dello scrittore, dove la stalla era il «centro del sapere contadino», le avventure di una cagnetta bastarda e il salvataggio di alcuni cuccioli dalla piena di un torrente, insieme a i comportamenti quasi umani di un gatto affamato.
Ritratti veloci di D'Annunzio e Palazzeschi si alternano quelli di un pescatore di Ischia, l'avvocato costretto a fare lo stiratore e l'affittacamere che tenta di sfuggire al fisco, la novantenne che legge e rilegge sempre la stessa pagina di Proust per impararla a memoria prima di diventare cieca. Luoghi mondani come Villa Condulmer o l'albergo Danieli fanno da sfondo a incontri d'amore innescati dalla scintilla dell'occasione.
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