Léon Morin, prete. Beatrix Beck fra sacro e profano

Nel romanzo di Beatrix Beck una giovane vedova s’innamora di un affascinante prete durante l’occupazione tedesca in Francia.

Jean Paul Belmondo e Emmanuelle Riva nel film del 1961

Léon Morin, prete è un romanzo del 1952 di Beatrix Beck, che vinse il prestigioso premio Goncourt.

Ambientato durante la seconda guerra mondiale, in una piccola città francese, Barny è una vedova giovane, ribelle e sessualmente frustrata, che vive con sua figlia.

Atea e militante comunista, un giorno entra in una chiesa, e sceglie a caso un prete iniziando a criticare la religione.

Ma il prete è Leon Morin, giovane, bello, intelligente e altruista.

Lui crede che qualsiasi peccato possa essere cancellato con una buona dose di fede e non le offre la reazione che si aspettava. Turbata inizia a frequentare Morin, colpita dalla sua forza morale, mentre lui si propone di guidarla sulla retta via.

Rilevante il contesto storico della storia, ambientata durante un periodo turbolento della storia francese, con l’occupazione tedesca in corso e la resistenza, questo influirà notevolmente sulle vite dei personaggi e sulle loro scelte.

Il romanzo affronta temi profondi legati alla fede e alla spiritualità narrati attraverso il personaggio di Barny, la quale inizia ad interrogarsi sulla sua fede e sulla sua esistenza dopo una serie di incontri con il prete.

La sua relazione con Morin diventerà un terreno fertile per esplorare questioni esistenziali e morali.

Tuttavia, nonostante sia una donna forte, determinata e anche vulnerabile, in cerca di risposte, c’è molta solitudine in lei con difficoltà a impegnarsi in qualcosa, e di fidarsi in qualcuno.


Perciò lei rappresenta il soggetto ideale per Morin, il quale riempie una sorta di vuoto nella sua vita, un bisogno di dare un senso e di abbandonarsi.
Tra i due si svilupperanno discussioni intellettuali e confronti emotivi.


Morin è un prete atipico, con una profonda comprensione della psicologia umana, nonostante abbia un atteggiamento poco convenzionale verso la sua fede.

Allo stesso tempo la relazione è destinata al fallimento, perché lui è un prete cattolico, e non potrebbe nascere un vero rapporto, ma solo qualcosa di “professionale” , portando la donna verso la religione, mentre ovviamente lei si aspetta qualcos’altro da questa relazione.

«Padre, vorrei dirvi qualcosa » articolai con difficoltà.
Egli alzò su di me i suoi occhi attenti.
«Ecco. Ho preso fuoco»
«Avete preso fuoco?»
«Si. Mi converto. Sono ai vostri ordini»
Morin parve costernato…
«Forse siete un po’ troppo stanca, o un po’ deperita, in questo momento»
«No, non sono stanca, e abbiamo avuto delle patate…
«Questa ragazza è completamente matta » mormorò Morin.

Il ritratto della donna è molto interessante, rendendo riuscito il periodo grazie alla scrittura, tutt’altro che accademica, vivace e molto autentica.

Forse meno riuscito il personaggio del prete, incomprensibile per certi versi , ma è anche vero che la storia è raccontata dal punto di vista della donna, e probabilmente neanche lei capisce del tutto Leon.

In conclusione, “Léon Morin, prete ” è un romanzo profondo, molto coinvolgente che esplora temi universali come la fede, la spiritualità, l’amore e la lotta contro l’oppressione.

La complessità dei personaggi e la ricchezza tematica lo rendono un’opera significativa della letteratura francese del XX secolo.

Una scrittrice discreta

Beatrix Beck nasce in Svizzera il 30 luglio 1914, suo padre, Christian Beck era scrittore, amico di Andrè Gide.
Nel 1940, il marito le muore in guerra e, da un conflitto all’altro, per una di quelle tragiche coincidenze dell’esistenza, Béatrix Beck si ritrova vedova, come sua madre, con un bambino piccolo, come la protagonista del romanzo.

Ultima segretaria di Gide, vendette le lettere indirizzate da quest’ultimo a suo padre per scrivere il suo primo libro, “Barny” (1948) e poi “Une mort irrégulière” (1950) con la stessa protagonista.

Ma sarà con “Léon Morin, prete”, consacrato dal premio Goncourt nel 1952 e poi portato sullo schermo da Jean-Pierre Melville (giovane vedova di un comunista si innamora di un prete durante l’Occupazione, con Emmanuelle Riva e Jean-Paul Belmondo in tonaca), che divenne famosa e poté acquistarsi un appartamento nel palazzo di Sartre, in rue Bonaparte.

Dare voce alle piccole cose

Scrittrice discreta e contemporanea di Marguerite Duras, continuò il suo lavoro in silenzio, al ritmo di un libro all’anno. Pressoché dimenticata in Italia è nota solo per “Leon Morin” pubblicato da Einaudi .

A 36 anni, si affianca come segretaria letteraria di André Gide, da lui apprenderà a interessarsi alle piccole vite, a dare voce a chi non ce l’ha, alle “vite volgari” : col tempo, queste linee di forza emergeranno sempre più chiaramente nella sua opera.

Nel 1952, grazie ad una somma lasciata da Gide prima della sua morte, Béatrix pubblica “Léon Morin”.

Questo libro, apparso prima in rivista su La Revue de Paris , rimarrà il suo più grande successo popolare. Venderà diverse centinaia di migliaia di copie, salvandola temporaneamente da preoccupazioni materiali.

La scrittrice si ispirò alla figura di Padre Peillet, uomo allegro “contadino, autodidatta e colto”.

Padre Peillet celebrò la sua prima messa nel 1939 a Viriville prima di partire per una spedizione in Norvegia. Diventerà quindi cappellano dei soldati.

Al suo ritorno venne nominato membro della chiesa di Saint-Louis a Grenoble, qui incontrò la scrittrice “Il mio primo incontro è avvenuto come l’ho descritto nel mio libro”, ha spiegato la scrittrice in “Confidences de Gargouille”.
” Entravo in chiesa e mi chiedevo, in base ai nomi dei preti nei confessionali, da chi andare, nella speranza di incontrarlo”.

Lontana dai circoli della moda e della letteratura, continuerà a scrivere, “vicino al focolare della sua casetta, un cottage d’altri tempi, nel cuore della regione di Bray, con persiane blu, gatti, una macchina da scrivere” (scriverà Le Monde nel suo necrologio morta nel novembre 2008 all’età di 94 anni.)

Il libro su ebay

LEON MORIN, PRETE ed. Einaudi 1961

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